sabato 15 settembre 2012

La giostra di Cesenatico

Rieccomi qui!!
Diciamo che quest'estate me la sono presa comoda! Ho cercato di disontossicarmi un po' dalla tenologia e di non pensare a niente!! 
Però qualche illustrazioncina l'ho fatta...
Ieri c'è stata l'inaugurazione della mostra di illustrazione "Il mio classico", presso la libreria La Librellula di Gioia del Colle (Ba).
Si tratta di una mostra concorso i cui partecipanti sono stati scelti da una giuria composta da tre grandi illustratori: Antonio Boffa, Gianluca Garofalo e Pia Valentinis.
La mia illustrazione è stata selezionata!
Nel bando era richiesta la realizzazione di un'illustrazione ispirata a un classico della letteratura, io ho deciso di illustrare il racconto di Gianni Rodari intitolato "La giostra di Cesenatico" tratto da "Favole al telefono".


La giostra di Cesenatico

Una volta a Cesenatico, in riva al mare, capitò una giostra. Aveva in tutto sei cavalli di legno e sei jeep rosse, un po’ stinte, per i bambini di gusti più moderni. L’ometto che la spingeva a forza di braccia era piccolo, magro, scuro, e aveva la faccia di uno che mangia un giorno sì e due no. Insomma, non era certo una gran giostra, ma ai bambini doveva parere fatta di cioccolato, perchè le stavano sempre intorno in ammirazione e facevano capricci per salirvi.
“Cos’avrà questa giostra, il miele?” si dicevano le mamme. E proponevano ai bambini: “Andiamo a vedere i delfini nel canale, andiamo a sederci in quel caffè coi divanetti a dondolo”.
Niente: i bambini volevano la giostra.
Una sera un vecchio signore, dopo aver messo il nipote in una jeep, salì lui pure sulla giostra e montò in sella a un cavalluccio di legno. Ci stava scomodo, perchè aveva le gambe lunghe e i piedi gli toccavano terra, rideva. Ma appena l’ometto cominciò a far girare la giostra, che meraviglia: il vecchio signore si trovò in un attimo all’altezza del grattacielo di Cesenatico, e il suo cavalluccio galoppava nell’aria, puntando dritto il muso verso le nuvole. Guardò giù e vide tutta la Romagna, e poi tutta l’Italia, e poi la terra intera che si allontanava sotto gli zocccoli del cavalluccio e ben presto fu anche lei una piccola giostra azzurra che girava, girava, mostrando uno dopo l’altro i continenti e gli oceani, disegnati come su una carta geografica.
“Dove andremo?”, si domanda il vecchio signore. In quel momento gli passò davanti il nipotino, al volante della vecchia jeep rossa un po’ stinta, trasformata in un veicolo spaziale. E dietro a lui, in fila, tutti gli altri bambini, tranquilli e sicuri sulla loro orbita come tanti satelliti aritificiali.
L’omino della giostra chissà dov’era, ormai; però si sentiva ancora il disco che suonava un brutto cha-cha-cha: ogni giro di giostra durava un disco intero.
“Allora il trucco c’era”, si disse il vecchio signore.
“Quell’ometto dev’essere uno stregone”.
E pensò anche: “Se nel tempo di un disco faremo un giro intero della terra, batteremo il record di Gagarin”.
Ora la carovana spaziale sorvola l’Oceano Pacifico con tutte le sue isolette, l’Australia coi canguri che spiccavano salti, il Polo Sud, dove milioni di pinguini stavano con naso per aria. Ma non ci fu il tempo di contarli: al loro posto già gli indiani d’America facevano segnali col fumo, ed ecco i grattacieli di Nuova York, ed ecco un solo grattacielo, ed era quello di Cesenatico. Il disco era finito. Il vecchio signore si guardò intorno, stupito: era di nuovo sulla vecchia, pacifica giostra in riva all’Adriatico, l’ometto scuro e magro la stava frenando dolcemente, senza scosse.
Il vecchio signore scese traballando.
“Senta, lei”, disse all’ometto. Ma quello non aveva tempo di dargli retta, altri bambini avevano occupato i cavalli e le jeep, la giostra ripartiva per un altro giro del mondo.
“Dica”, ripeté il vecchio signore, un po’ stizzito.
L’ometto non lo guardò nemmeno. Spingeva la giostra, si vedevano passare in tondo le facce allegre dei bambini che cercavano quelle dei loro genitori, ferme in cerchio, tutte con un sorriso d’incoraggiamento sulle labbra.
Uno stregone quell’ometto da due soldi? Una giostra magica quella buffa macchina traballante al suono di un brutto cha-cha-cha.
“Via”, concluse il vecchio, “è meglio che non ne parli a nessuno. Forse riderebbero alle mie spalle e mi direbbero: Non sa che alla sua età è pericoloso andare in giostra, perchè vengono le vertigini?”

Gianni Rodari

Ecco la mia illustrazione, è realizzata a penna e collage.



Per il personaggio del nonno, ho utilizzato come modello, Rudy, mio padre, il nonno che tutti i bambini vorrebbero, buonissimo e giocherellone, fin troppo a volte!





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